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Enactment del terapeuta

LA RICERCA PSICOANALITICA

D'ORAZIO LELLI FORMAZIONE E RICERCA PSICOANALITICA
SCUOLA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA

DIFFERENZA TRA L'AGIRE E L'ACCETTARE
UNA RELAZIONE DI RUOLO (*)
NELLA PSICOTERAPIA CONGIUNTA,
CIOE' DIFFERENZA TRA UN INTERVENTO DI CONTROTRANSFERT
ED UN INTERVENTO DI ENACTMENT DEL TERAPEUTA
Giovanni D'Orazio Elisabetta Lelli

Dalla nostra osservazione clinica, nei casi di psicoterapia congiunta (coppia e famiglia)
e nei casi di psicoterapia dell'adolescente, emerge spesso che un intervento
dettato dal controtransfert del terapeuta mantiene la relazione di ruolo interna del paziente,
mentre un intervento di enactment del terapeuta modifica la relazione di ruolo interna del paziente.
Infatti possiamo esprimere un pensiero, sentire un'emozione, o dare una risposta verbale o non verbale,
o agire un comportamento: ognuna di queste manifestazioni interne od esterne a noi
non ha un significato assoluto, ma relativo e questo significato è dato dal contesto relazionale
(cioè dalla relazione di ruolo esterna tra due o più soggetti) nel quale si esprime.
Quindi un'azione o un sentimento assumono significato dal contesto relazionale.
Il contesto relazionale di una terapia ci dice se un'azione verbale o non verbale o un sentimento
hanno il significato di una risposta controtransferale attivata da un'identificazione proiettiva
o hanno il significato di un enactment, per cui c'è
una sostanziale differenza tra l'
agire una relazione di ruolo e l'accettare una relazione di ruolo.
Le risposte del terapeuta generano risposte differenti nel paziente nel caso in cui
il terapeuta abbia
agito l'identificazione proiettiva del paziente,
dal caso in cui il terapeuta abbia
accettato l'identificazione proiettiva del paziente.
La capacità di accettazione da parte del terapeuta della relazione di ruolo imposta dal paziente
permette al terapeuta di elaborare una risposta terapeutica, cioè di proporre al paziente
un modo diverso di elaborare una risposta al proprio conflitto interno
e quindi alla relazione di ruolo frutto di tale conflitto.
Inoltre la capacità di accettare l'induzione di ruolo e la capacità di elaborarne una risposta terapeutica sono,
in quasi tutti i casi, il frutto di una profonda elaborazione da parte del terapeuta
del proprio doloroso conflitto interno provocato dalla sua risposta controtransferale:
se non lo fa, non riesce a recuperare il proprio ruolo di terapeuta.
La risposta così coniata dal terapeuta gli permette di uscire dal tipo di comunicazione-relazione di ruolo
del paziente e di proporre e coinvolgere il paziente in una relazione di ruolo esterna diversa
aiutandolo a identificarsi con essa e pertanto a cambiare la relazione di ruolo interna.
Secondo noi quindi il meccanismo di attualizzazione (**) è a due vie: interno-esterno ed esterno-interno.
Pertanto secondo noi il cambiamento della relazione di ruolo esterna passa attraverso l'elaborazione del conflitto che tale relazione di ruolo scatena nel terapeuta, cioè attraverso la "postura" (***) del terapeuta.
Questo distingue un intervento di controtransfert da un intervento di enactment del terapeuta.
L'intervento dettato dal controtransfert mantiene la relazione di ruolo interna del paziente,
un intervento di enactment del terapeuta modifica la relazione di ruolo interna del paziente.
La differenza tra
agire una relazione di ruolo ed accettare una relazione di ruolo
è nella ricerca da parte del terapeuta di stare nella relazione di ruolo ed osservarsi,
ma tale capacità di auto-osservazione (terzo e quarto orecchio) può essere guadagnata dal terapeuta
solo dopo aver affrontato il conflitto creato da quella parte assegnata dal paziente nella relazione di ruolo.
E' attraverso l'accettazione del dolore di tale conflitto che il terapeuta può raggiungere una auto-osservazione
e quindi con le parole o il comportamento proporre al paziente una relazione di ruolo alternativa
che, modificando quella interna, permetta al paziente di raggiungere
un nuovo adattamento per farlo progredire nel suo sviluppo emotivo.
Secondo noi le varie fasi del processo terapeutico relazionale (che avviene con la modifica da parte del terapeuta della relazione di ruolo esterna attraverso l'enactment del terapeuta) possono essere così schematizzate:
in un primo momento il terapeuta accetta di entrare nella relazione di ruolo che il paziente gli induce (induzione/rispondenza di ruolo) e questa disponibilità si rende necessaria
affinchè il terapeuta possa diventare agente di cambiamento nella terapia;
in una seconda fase il terapeuta (accettando il ruolo indottogli dal paziente) affronta il doloroso conflitto
che quel ruolo imposto dal paziente gli scatena ed elabora una soluzione, elaborazione che avviene attraverso la sua "postura psicoanalitica" che offre al paziente sia a parole che con il proprio comportamento.
E' attraverso questa proposta al paziente che il terapeuta, uscendo dal ruolo assegnatogli
inizialmente dal paziente, gli fornisce il modello di una nuova relazione di ruolo esterna.
A questo punto il paziente, non trovando più nel rapporto con il terapeuta la realizzazione
della relazione di ruolo interna (il meccanismo di attualizzazione viene sabotato) entra in angoscia.
Il terapeuta, con la sua presenza, prende parte attiva nell'aumentare la sopportabilità del paziente
a questa angoscia di cambiamento, aiutandolo a non aver paura,
a lasciare la vecchia relazione e ad accettare la nuova relazione.
Con il tempo, la pazienza e con l'identificazione al terapeuta, il paziente può arrivare a modificare la sua relazione interna e costruire una struttura interna che sostenga la nuova relazione (introietta la nuova relazione di ruolo).
Quindi la modifica dell'atteggiamento comportamentale del terapeuta
(ottenuta attraverso la sua "postura psicoanalitica") diventa agente di cambiamento.
Per questo pensiamo che il processo di attualizzazione sia a due vie.


(*) quando parliamo di relazione di ruolo ci riferiamo a quella descritta da J. Sandler.
(**) quando parliamo di meccanismo di attualizzazione ci riferiamo a quello descritta da J. Sandler.
(***) quando parliamo di postura psicoanalitica ci riferiamo a quella descritta da G. Pieralisi.

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Milano, 2018


Tutte le pagine Copyright (c) Giovanni D'Orazio ed Elisabetta Lelli 2018




Bibliografia:
- Sandler, J. (1976). "Countertransference e role-responsiveness", Int. Rev. Psychoanal., 3:43-48
- Sandler, J. (1990). "On internal object relations", Journal of the American Psychoanalytic Association, vol.38, n.4, 1990, pp.859-880
- Pieralisi, G. (2015). "La postura psicoterapeutica: un processo evolutivo" pp.9-33, in "La postura psicoanalitica - Raccolta di Seminari Teorici e Clinici"- a cura di Andrea Clarici e Andrea Zanettovich - EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste 2015





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