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La Circolarità, ovvero la mentalità circolare

LA RICERCA PSICOANALITICA


D'ORAZIO LELLI
FORMAZIONE E RICERCA PSICOANALITICA
SCUOLA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA
Via Poggi 1 Milano
Corso Saffi 1 b Genova

LA CIRCOLARITA', OVVERO LA MENTALITA' CIRCOLARE
Giovanni D'Orazio

Cari Colleghi, nel cercare di capire qualche cosa sul virus, sulle sue mutazioni,
sui vaccini e su varie ipotesi di diffusione,
mi è venuto in mente una riflessione chiaramente influenzata
dal nostro lavoro e dall'osservazione di un piccolo gruppo trigemellare nel loro secondo anno di vita.
Quello che emerge nell'affrontare il problema della pandemia
è che abbiamo un particolare tipo di vaccino, diverso dai normali vaccini,
che immunizza verso la proteina spike, proteina che apre la porta al virus per infettare le nostre cellule.
Il metodo usato è quello di iniettare un RNA messaggero modificato nel nostro corpo.
La tecnica usata per modificare tale RNA è stata creata molti anni fa
e si basa sul sostituire un componente della catena che costituisce l'ossatura del RNA.
Ora, se ci sono le varianti, alcune si possono intercettare modificando
e adattando la struttura del RNA.
Per far ciò è evidente che ci deve essere un coordinamento tra chi fabbrica il vaccino,
chi studia le possibili varianti e chi traccia
e studia la percentuale della variante nella popolazione in quel momento.
Cioè bisogna lavorare secondo un modello circolare
ed abbandonare il modello di risposta al virus di tipo lineare, cioè a camere stagne.
Infine secondo me, per vincere questa battaglia, dobbiamo cambiare la nostra mentalità
ed adattarla alla modalità del virus che, per sopravvivere, cambia.
Dobbiamo assimilare una mentalità circolare.
Mi viene in mente questo ragionamento perché penso che,
anche nel nostro campo di lavoro e di ricerca per adattarci ai cambiamenti della patologia,
dobbiamo cambiare la nostra mentalità ed assimilare una mentalità circolare.
Una mentalità circolare la troviamo negli sciami delle api e dei vari uccelli o animali che lavorano in gruppo.
Il comportamento o la riflessione di un componente del gruppo attiva una riflessione di un altro componente
che a sua volta attiva quella di un altro, e così via.
Si ha in questo modo una continua modifica del ragionamento del gruppo.
Questo lo vedo anche nel piccolo gruppo dei bambini gemelli:
i comportamenti si attivano in modo circolare e quindi in maniera diversa
da una situazione di coppia dove c'è invece uno scambio lineare.
Quindi dobbiamo pensare in modo circolare e non più in maniera lineare
se vogliamo andare avanti nella nostra ricerca, dobbiamo cambiare noi.
Quindi l'incontro di gruppo deve essere un'occasione per acquisire una mente circolare.
Anche la supervisione individuale deve essere affrontata in modo circolare
perché non siamo in due, ma in tre, cioè siamo in un piccolo gruppo.
Il concetto di circolarità fu affrontato molti decenni fa dai primi sistemici
e fu allora uno stimolo a vedere la famiglia come un gruppo circolare e non lineare,
altrimenti si entra nella tragedia pirandelliana del così è se vi pare.
Credo che anche allora vi fu l'intenzione di aiutare i terapeuti a vedere la famiglia con occhi circolari.
Per meglio spiegare cosa è per me il concetto di circolarità in un gruppo mi spiego con i seguenti esempi.
Se prendiamo un sondaggio, l'operatore intervista una persona e ne registra le risposte.
Poi lo stesso operatore intervista un'altra persona e registra le risposte di quest'ultima.
Dopo aver fatto tutte le interviste, l'operatore conta
le risposte positive e quelle negative e ne trae delle conclusioni.
Ma le risposte del primo intervistato non influenzano le risposte del secondo intervistato o viceversa.
La raccolta delle risposte è fatta con il metodo lineare: dall'intervistato all'intervistatore.
Il metodo circolare è invece quello che si può attuare in un gruppo
dove l'intervento di un membro influenza la risposta di un altro del gruppo.
Faccio un esempio clinico: vedo una coppia, quindi nella stanza siamo in tre,
cioè formiamo un piccolo gruppo.
Ad un certo punto la donna dice al marito che non lo ama più.
Quest'affermazione della donna condiziona la risposta del marito che a quel punto può rimanere muto,
oppure aggredire verbalmente la moglie, oppure uscire dalla stanza ritenendo inutile proseguire.
E a sua volta la reazione del marito condizionerà l'atteggiamento del terapeuta
che si potrebbe sentire, per esempio, preso in mezzo tra i due contendenti.
Un altro esempio può essere quello che può accadere in un gruppo di supervisione:
uno illustra il caso e le sue considerazioni su di esso,
un altro membro del gruppo interviene e sottolinea un aspetto che ha risuonano in lui,
questo intervento può a sua volta influenzare gli interventi successivi di altri membri del gruppo.
A questo punto ogni membro del gruppo risuona rispetto all'intervento che lo ha preceduto
e così si instaura una reazione a catena come nel gioco del biliardino dove la pallina rimbalza
da un ostacolo all'altro invertendo costantemente la sua traiettoria.
Questo è il metodo circolare.
Il tragitto che descrive la pallina non è lineare, ma a zig e zag.
Il tragitto così espresso diventa l'oggetto prodotto dal gruppo.
In questo caso chi conduce il gruppo può, descrivendo tale tragitto,
portare a conoscenza del gruppo l'elaborato che il gruppo ha prodotto.
Quindi il conduttore diventa un partecipante che osserva.
Gli interventi sono i rimbalzi che modificano la traiettoria della pallina.


Milano, marzo 2021

Tutte le pagine Copyright (c) Giovanni D'Orazio ed Elisabetta Lelli 2021




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